lunedì 2 maggio 2016

Innovazione nel fotovoltaico...

L'ippocampo

Innovazione nel fotovoltaico: produzione anche con la pioggia

Fotovoltaico_pioggia
Il comparto della ricerca e sviluppo nel fotovoltaico ci fornisce continuamente nuovi orizzonti di sviluppo, sempre più spesso attraverso l’integrazione di ambiti diversi di ricerca. Una integrazione che diviene assolutamente suggestiva quando per esempio l’obiettivo è quello di arrivare alla produzione di energia elettrica con fotovoltaico anche in caso di pioggia. Il nuovo spunto che ci viene da questo ambito è riferito ad una nuova cella solare con lo zampino di quello straordinario materiale del futuro che è il grafene (vedi post “Un nuovo rivoluzionario materiale del futuro alternativo al silicio che parla italiano: il grafene“), capace di essere alimentata sia dai raggi solari sia dalla pioggia. Si tratta di un’idea sviluppata dall’Ocean University of China in collaborazione con Yunnan Normal University. Lo studio del team di ricercatori cinesi, renderà possibile presto ottenere energia elettrica dai pannelli fotovoltaici anche in caso di pioggia. Il nuovo sistema si basa su una cella solare decisamente convenzionale come la DSSC (Dye-Sensitized Solar Cells)  costituita da una classica formula ossido indio-stagno per ottenere energia dai raggi solari. La parte innovativa nel nuovo sviluppo è legata proprio alla presenza di un sottile rivestimento di grafene, che è proprio l’elemento capace di garantire la produzione di energia quando viene a contatto con la pioggia. Quest’ultima, pv_pioggiainfatti, in virtù del fatto di non essere semplicemente acqua, essendo ricca di sali e di ioni carichi positivamente e negativamente, venendo a contatto con il grafene, si arricchisce di ioni positivi e il grafene di elettroni delocalizzati. Si forma in questo modo un doppio strato di elettroni e ioni carichi positivamente, chiamato pseudocapacitor. La differenza di potenziale associata a questo fenomeno è sufficiente a produrre tensione e corrente. Per il momento si parla di un’efficienza di conversione piuttosto bassa, pari al 6,53%, anche se siamo di fronte ad uno studio decisamente innovativo e promettente che potrebbe davvero aprire nuove strade per la ricerca nell’ambito dell’energia solare.

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